Giuseppe Garibaldi

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Giuseppe Garibaldi, il più popolare eroe del Risorgimento, era nato a Nizza il 4 luglio 1807. Il padre, Domenico, ne avrebbe voluto fare un avvocato o un medico, ma Giuseppe prediligeva gli esercizi fisici e la vita di mare. Così, visto la sua decisiva vocazione, il padre gli lasciò seguire la carriera marittima fatta di lunghi viaggi e di nuove conoscenze. Nel 1832, già capitano mercantile, in un viaggio nel mar d’Azov, si incontrò con un ligure che gli fece conoscere la “Giovine Italia”. Così cominciò anche la sua carriera patriottica, da affiliato alla Società mazziniana con il nome di Borel. Successivamente a Marsiglia, incontrò Mazzini, che gli inculcò principi rivoluzionari e l’avviò alle azioni eroiche (infatti le sue prime prove furono quelle per i moti mazziniani della Savoia e di Genova), ma se ne staccò subito per il diverso modo di concepire il Risorgimento. Proprio dopo il non riuscito moto mazziniano a Genova, egli, condannato a morte, fu costretto a raggiungere Rio de Janeiro in America. Vi restò 12 anni, divenne uomo d’azione e di guerra, combattendo con i repubblicani della provincia brasiliana del Rio Grande do Sul, e poi per l’indipendenza dell’Uruguay (1842) dall’Argentina governata dal tiranno Rosas. Intanto a Rio nel 1841 aveva incontrato Anita (Anna Maria Riberlo da Silva, già moglie di un pescatore Manuel Duarte) e il 16 marzo 1842 l’aveva sposata dopo che il marito era morto. Ella, innamorata di Garibaldi fino alla gelosia e molto coraggiosa, lo seguì in tutte le sue azioni militari. Nel 1849, già acclamato “eroe dei due Mondi” (cioè dell’Europa e dell’America), ritornò in Italia per la difesa di Roma e quando questa cadde, cercò con una fuga epica, durante la quale morî la moglie, di raggiungere Venezia. Braccato da Francesi, Austriaci e Napoletani, dovette fortunosamente ripartire per l’America, dove a New York, lavorò in una fabbrica di candele, ma quando si trattò di riprendere la “spada” per la sua causa italiana, egli rientrò e nel 1859 fu messo a capo dei “Cacciatori delle Alpi”. Il suo capolavoro fu la spedizione dei Mille.