Africa (Varia provenienza)
Le sanze, appartenenti agli Idiophones pizzicati, si presentano sotto forme
e grandezze molto differenti. Il termine SANZA, SANSA, è probabilmente
il più diffuso (in occidente) per descrivere lo strumento in questione.
Data però la sua capillare diffusione in tutta l'Africa nera, è
localmente conosciuto con un gran numero di nomi differenti: MBIRA in Zimbabwe;
OBUDONGO, LIKEMBE in alcune zone dell'Uganda e dello Zaire; CHITATA in Mozambico;
solo per citarne alcuni. In genere si tratta di tavolette più o meno
sottili, spesso dotate di casse di risonanza (di vario spessore), su cui viene
applicato un numero variabile di lamelle. Anticamente le lamelle potevano essere
vegetali, di bambù o di fibra; oggi sono quasi esclusivamente di metallo,
trattenute alla cassa armonica da chiodini ricurvi ed allineate su ponticelli
di legno, metallo, fibra. Si tratta di uno degli strumenti più tipicamente
africani, le cui origini vengono fatte risalire a certe lamelle di rafia (o
di altro vegetale) che venivano tenute tese sulle labbra e fatte vibrare con
l'emissione del soffio. Nell'immagine possiamo osservare due esempi di MBIRA
dello Zimbabwe che differiscono appena per la presenza o meno di una cassa di
risonanza e per il numero di tasti. Quella posta in verticale è una SANZA
dello Zaire. Caratteristici sono i risuonatori (sonagli di vario genere: cilindretti
di ferro, conterie, tappi di metallo) applicati alle lamelle o direttamente
sulla cassa di risonanza. I sonagli entrano in vibrazione durante l'uso dello
strumento, per scuotimento o, direttamente, per la sollecitazione delle lamelle.
La sanza, viene suonata tenendola fra le mani disposte a coppa e pizzicandone
le lamelle con i pollici. L'altezza dei suoni prodotti è in relazione
alla lunghezza delle lamelle. Il più delle volte la disposizione delle
lamelle è simmetrica, con il suono più grave al centro ed i suoni
più acuti alle estremità laterali. L'accordatura forse più
comune è quella pentatonica, senza semitoni, del tipo DO -RE - MI - SOL
- LA, ma se ne trovano di molto differenti a seconda della zona di provenienza.
Nel repertorio della musica per SANZA si trovano combinazioni poliritmiche con
una sovrapposizione di ritmi sia binari che ternari. Lo strumento viene spesso
utilizzato nell'accompagnamento di canti individuali, di grande effetto. La
cassa di risonanza può essere composta da zucche aperte, di varie dimensioni,
ma anche da vasi di argilla su cui lo strumento viene appoggiato in assenza
di cassa di risonanza propria. Il numero di lamelle varia grandemente a seconda
le differenti culture e tecniche costruttive. A dimostrazione dell'estrema originalità
di forme che possono contraddistinguere lo stesso strumento, la sanza riprodotta
nel riquadro (SANZA NGALA) [FIG.1] proviene dallo Zaire, ha la cassa di risonanza
ricavata da un guscio di tartaruga su cui è stata applicata la consueta
tavoletta di legno con lamelle.
CHIQUITSI Crepitacoli
Africa (Mozambico e varia provenienza)
Sono crepitacoli "a zattera", chiamati CHIQUITSI dalla popolazione
SHANGANE del Mozambico, dalla quale provengono. Si tratta di contenitori costituiti
da una serie di piccole canne di paglia di una pianta chiamata TXLHONGUE, intrecciate
come se fossero una stuoia. Viene poi serrata da tre cornici di rafia in modo
da formare una scatola, all'interno della quale vengono posti piccoli semi o
sassolini. Il CHIQUITSI viene suonato scuotendolo con entrambe le mani o inclinandolo
(in questo caso si ottiene un caratteristico "effetto di risacca" -di varia durata a seconda della maggiore o minore inclinazione dello strumento).
Si tratta di uno strumento principalmente femminile, usato per accompagnare
il canto nella cerimonia del matrimonio. E' molto diffuso nella regione del
sud del Mozambico (Maputo, Gazae, Inhambane).
TAMBURO A FESSURA
Africa (Varia provenienza)
Questo strumento è sicuramente l'antenato del tamburo vero e proprio.
Si tratta semplicemente di un tronco di legno, cilindrico originariamente senza
neppure la fessura, da percuotere con mazze di varia dimensione. Casualmente
il capostipite dei tamburi africani non fa parte dei membranofoni come quasi
tutti i tamburi, ma piuttosto degli Idiophones a percussione; mancano infatti
membrane tese, di pelle, da percuotere. Siamo in presenza di un cilindro di
legno scavato, percosso con due mazze (a loro volta di legno grezzo) terminanti
con una ricopertura di pece e gomma (un pezzo di camera d'aria ridotta a strisce).
Suoni diversi si ottengono battendo il tamburo centralmente piuttosto che lateralmente,
verso i bordi. Tamburi di questo genere venivano utilizzati (almeno secondo
i resoconti dei primi esploratori) per trasmettere messaggi a distanza (da cui
il termine "TAM TAM"), grazie ad una sorta di elementare alfabeto
di segnali convenzionali. I tamburi a fessura sono presenti in varie aree dell'Africa
nera, in particolare nelle zone boscose. Possono raggiungere dimensioni abbastanza
ragguardevoli (ed essere suonati da più musicisti) ma i più comuni
non sono molto più grossi di quello in mostra.
GUIRO
America Latina:
appartenente alla famiglia degli idrofoni a sfregamento, è ricavato da
una zucca oblunga disseccata ed aperta ad una estremità, oppure è
costruito in legno o con una canna di bambù. Nella parte superiore dello
strumento ci sono delle scanalature che vanno sfregate con una bacchetta di
canna, legno o metallo. Nella parte inferiore vi sono due fori che servono a
impugnare o sorreggere lo strumento. Chiamato anche charrasca e guayo
BASTONE DELLA PIOGGIA (palo de agua)
America Latina
Uno dei più affascinanti strumenti diffuso fra le tribù indios,
il palo della pioggia è costituito da un cavo di cactus o di bambù
essiccato di grosso spessore (da 5 a 15 centimetri). Il tronco può anche
superare i due metri di lunghezza, è chiuso alle estremità ed
è riempito di semi e piccole conchiglie: sono proprio questi piccoli
doni della terra e del mare che, all'oscillazione del bastone, scivolando producono
lo stesso suono dello scrosciare della pioggia nella foresta. Lungo tutta la
lunghezza del palo, internamente, sono inserite spine di cactus in modo da formare
una spirale, in una sorta di labirinto. Capovolgendo il palo, i semi e le conchiglie
rimbalzano contro le spine e producono quell'incantevole suono.
MARACAS
America Latina
Associate immediatamente al Carnevale brasiliano e alle indiavolate sfilate
dei carri, le maracas sono fra gli strumenti che più caratterizza i ritmi
latino-americani. Le Maracas appartengono alla famiglia degli idrofoni a scuotimento
di legno, possiedono una forte connotazione magico-simbolica e vengono utilizzate
soprattutto nelle cerimonie religiose. La loro essenziale caratteristica riguarda
la modalità e la tecnica con cui vengono scosse, ma anche il fatto di
contenere alcuni piccoli oggetti. Si suonano scuotendole al ritmo desiderato.
Lo stesso tipo di strumento in forme differenti, ma secondo gli stessi principi, è diffuso in tutto il mondo dall’Africa all’Asia.
AGOGO’
America Latina
campana di ferro fornita di manico, oppure due campane una delle quali è
saldata dentro l'altra. Viene percossa con in chiodo o con una bacchetta metallica.
Quando le due campane sono saldate alla testa, a forma di V, si chiama adjá . Molto usato nel Brasile
AGUE’
America Latina
Specie di maraca ricoperta di una rete di filo in cui sono infilati semi, perline
e conchiglie. Suona quando lo si fa girare. E' chiamato anche xaque-xaque, piano
di cuica e xere de Ogum.
GUACARACHA
America Latina
Tubo di latta con filettature che si gratta con una costola di bovino o un bastoncino
di legno, sul modello del guiro
QUIJADA
America Latina
Mascella d'asino che si impugna con una mano e si percuote con l'altra. Utilizzata
soprattutto in Perù.
GONG
Cina
Il gong è uno strumento musicale a percussione principalmente costruito
in metallo e a suono indeterminato, formato da un grande piatto di metallo,
in genere di forma circolare. Questo piatto può essere fatto anche di
rame. Il gong nasce nell'antica Cina, veniva usato generalmente come accompagnamento
a orchestre etniche ma anche in feste, danze, canti, ballate, nelle antiche
gare cinesi, nella danza del leone e in occasione di un ottimo raccolto.
ANGKLUNG
Sud-est Asiatico
E’ uno strumento musicale fatto di tubi di bambù attaccati ad una
struttura sempre in legno di bambù. I tubi sono incavati così
da ottenere suoni di differente altezza, quando essi vengono percossi. I due
tubi sono accordati in ottave. Lo strumento si suona tenendo ferma con una mano
la base della struttura e scuotendo rapidamente con l’altra le parti superiori
dello strumento. L’Angklung è uno strumento popolare in tutto il
Sud-est asiatico, ma probabilmente originario dell’Indonesia. LìAngklung
ha goduto di una certa notorietà internazionale, quando, nel 1938, Daeng
Soetigna, ha espanso la notazione dello strumento mettendolo in grado di suonare
anche i suoni della scala diatonica. E’ da allora che lo strumento è suonato spesso in combinazione con altri strumenti propri della musica occidentale.
In origine lo strumento era utilizzato per segnare il tempo durante la preghiera.
CORDOFONI
ARPA KUNDI
Africa (R.D.C. e varia provenienza)
Cordofoni del tipo ad arpa sono diffusissimi in tutta l'Africa con forma e grandezza
assai diverse tra di loro. Anche nella medesima regione si possono trovare strumenti
della stessa categoria caratterizzati da particolari costruttivi e di forma
che variano a seconda dei differenti gruppi e tribù cui appartengono.
E' il caso di questa arpa dello Zaire che può assumere forme assai diverse.
Realizzata in legno, con cassa di forma ellittica, è ricoperta di pelle
di serpente. Alla cassa si raccorda un manico ricurvo terminante con una testina
umana scolpita. Al di sotto di questa sono infissi cinque bischeri, chiavi,
di legno che tendono altrettante corde originalmente in fibra vegetale o tendini.
Sempre in Zaire se ne trovano, a seconda della provenienza, realizzate con la
cassa di forma sia romboidale che ovale. Le corde sono cinque.
KORA
Africa (Senegal e varia provenienza)
La korá è uno strumento a 21 corde, la cui sonorità si
situa tra quella dell'arpa e quella della chitarra, secondo il modo in cui si
pizzicano le corde. La cassa di risonanza è composta da mezza zucca,
munita di un manico su cui vengono tese le corde, che si ripartiscono su due
file parallele, separate da un cavalletto. Ogni mano suona una fila pizzicandola
con il pollice e l'indice. In questi modelli le corde sono agganciate al legno;
per accordarle basta ruotare le chiavi. La korá è lo strumento
tradizionale dei Griots, i cantastorie senegalesi, che ancora si trasmettono
la musica oralmente, di padre in figlio. Un tempo i Griots erano i consiglieri
del re e conservavano la "costituzione del regno con il solo lavoro della
loro memoria". Ogni famiglia principesca aveva il suo Griot incaricato
di conservarne la tradizione e le gesta. Nella società africana, rigidamente
gerarchica nel periodo precoloniale, nella quale ogni individuo trovava il proprio
posto, il Griot emergeva come uno degli elementi più importanti della
comunità, poichè era lui che, in mancanza di archivio, conservava
le tradizioni ed i costumi locali.
KAMANJAH
Africa (Egitto)
Tra gli strumenti arabi sono molto diffusi vari tipi di violini, sia tradizionali
che, più recentemente, di tipo europeo, ma con accordature diverse dalla
nostra. Il violino più caratteristico e più diffuso era certamente
il KAMANJAH (conosciuto anche con il nome di JOSE, fabbricato con una noce di
cocco spaccata a metà e ricoperta di pelle (di pecora o di pesce). Tale
strumento veniva suonato tenendolo in grembo, seduti sul pavimento a gambe incrociate.
Inoltre, particolarmente in Tunisia, Algeria, Marocco, i musicisti utilizzano
il RABAB, uno strumento a due corde, ad arco, realizzato da un unico pezzo di
legno con il corpo di forma stretta e convessa. Il RABAB viene suonato con un
arco in modo assai simile al contrabbasso europeo. Le corde sono accordate alla
distanza di una quinta. Secondo alcuni studiosi, proprio il RABAB fu il precursore
del violino europeo. L'uso di un archetto per sfregare le corde è di
probabile derivazione asiatica.
VALIHA
Africa (Madagascar)
La Valiha è una cetra tubolare ricavata da due grossi cilindri di bambù.
Le corde sono ricavate, negli strumenti più antichi, dagli stessi filamenti
del bambù, sollevati e tenuti in tensione da un ponticello in sughero.
L'accordatura delle corde dipende dalla posizione e dallo spessore dei ponticelli.
Più recentemente è stata introdotta una sottile corda di metallo.
Questo strumento, di evidente origine asiatica, è stato probabilmente
importato in Madagascar attraverso l'oceano dai commercianti indiani. Il suono
della Valiha risulta metallico e su tonalità assai simili a quelle di
altri cordofoni dell'estremo oriente.
LIUTO
Africa (Marocco, Nord-Africa)
Liuto, di medie dimensioni, del tipo a manico lungo, di provenienza arabo-berbera.
La caratteristica principale di questo strumento è data dalla cassa di
risonanza costituita da un piccolo guscio di tartaruga su cui è tesa
una membrana di pelle. La membrana è direttamente sagomata sul guscio
di tartaruga ed assicurata allo stesso per tensione, essendo rifinita da una
cucitura che ne assicura l'indeformabilità una volta stretta attorno
alla cassa ed assicurata alla base del manico. Il manico, di legno, intarsiato,
presenta tre chiavi cui sono assicurate altrettante corde di nylon accordabili
per tensione. Sulla membrana è presente un ponticello di legno, mobile,
dalla forma a "M", con le tacche per le corde.
MORIN KHUUR
Mongolia
Il morin khuur, sorta di violoncello dalla cassa trapezoidale con una testa
di cavallo scolpita in testa al manico e due corde di crine di cavallo, è
lo strumento nazionale della Mongolia. Con il suo suono dolcissimo, accompagnando
il canto, da solista o in ensamble con gli altri strumenti mongoli, è sempre presente nella vita dei mongoli, in campagna, nelle feste, nelle cerimonie
e ora nei concerti.
SALTERIO
Varia Provenineza
Il salterio è uno strumento musicale a corde, la cui origine risale almeno
al 300 a.C.. Ci sono molte varianti di questo strumento, stante la sua datazione
e diffusione in tutto il mondo. Generalmente viene suonato pizzicando le corde
come in un'arpa, si tratta di uno strumento sufficientemente piccolo da essere
portatile, quindi molto utilizzato anche per accompagnare il canto.
SHAMISEN
Giappone
Lo shamisen (chiamato anche sangen [tre corde]) è uno strumento a corda
della famiglia del liuto con una piccola cassa armonica di forma approssimativamente
quadrata formata da una fascia di legno ricoperta da entrambi i lati di pelle
di gatto o di cane. Il manico è lungo e sottile e penetra attraverso
tutta la lunghezza della cassa fuoriuscendo dalla parte opposta; su questo spuntone
del manico alla base della cassa sono legate le tre corde di seta, che passano
poi su un ponticello appoggiato sulla parte inferiore della cassa armonica e
su un secondo ponticello fisso alla sommità del manico (capotasto), per
finire sui tre lunghi piroli di accordatura. Il manico è privo di tasti
(ponticelli) e il cavigliere dei piroli è curvato all'indietro rispetto
alla direzione del manico. La lunghezza totale dello strumento è 95 -
100 cm.
In generale la corda più bassa dello shamisen non è appoggiata
sul capotasto ma su una tacca posta di fianco ad esso e passa sopra una protuberanza
della superficie del manico (sawari no yama) contro cui urta quando è
in vibrazione. Questo dispositivo serve a produrre un suono ronzante (chiamato
sawari) che è una importante caratteristica timbrica dello strumento
e che viene emesso quando la corda è lasciata "vuota", sia
che essa venga suonata direttamente, sia (in misura minore) quando vibra per
risonanza con le altre corde. Lo shamisen viene suonato con un grosso plettro
di legno chiamato bachi; il suonatore siede in posizione seiza e tiene lo strumento
in diagonale, appoggiandone la cassa sulla coscia destra.
TAMPURA
India
Strumento antichissimo fra i piu' popolari dell'India, e' un liuto bordone a
manico lungo, senza tasti indispensabile per accompagnare la voce e gli strumenti
classici come Sitar, Tabla, Bansuri, etc. Originatasi nel Medioriente (Tambur),
fu introdotta in India nel periodo di Maometto.
La Tampura monta 4 corde, cassa in zucca (toomba), manico e tavola in massello
di Tun finemente decorati con lavori d'intarsio, ponti in corno, professionale.
BERIMBAU
Brasile
Strumento cordofono a percussione o arco musicale originario dell'Africa, e
trapiantato in Brasile dagli schiavi, trova il suo ruolo centrale nel 'Jogo
de Capoeira' una danza-lotta brasiliana accompagnata da percussioni e canti
religiosi, sviluppata in tempi antichi dagli Africani in prigionia. Strumento
dai natali antichissimi, si fa risalire la sua invenzione in epoca primitiva,
parallelamente all'arco da caccia. Si suona percuotendo la corda, amplificata
dalla zucca ed intonata precedentemente, con una bacchetta, mentre l'altra mano
che regge lo strumento impugna una pietra che accorcia la corda e produce altre
note oltre la fondamentale.
OUD o UD
Nord-Africa, Medio Oriente
L'oud è lo strumento fondamentale e più caratteristico dell'arte
musicale islamica, diffuso e suonato dal Marocco all'Irak, come in occidente
accade per la chitarra o il pianoforte. Esso appartiene alla famiglia dei liuti
a manico corto; nella sua versione più diffusa conta 11 corde (attualmente
vengono utilizzate quelle in nylon, più resistenti e sonore delle tradizionali
corde in seta o budello): 5 coppie ed un basso singolo. L'oud interamente costruito
in legno ("al oud" vuol dire, appunto, legno) appare nel mondo arabo
alcuni secoli prima della nascita di Cristo (alcuni studiosi sostengono che
una sorta di oud fosse in uso già presso i Sumeri), sostituendosi a primitivi
liuti con la cassa armonica ricoperta di pelle; le sue dimensioni sono inizialmente
più ridotte, ed è dotato di sole quattro coppie di corde, ma sostanzialmente
è già molto simile a quello adottato oggi, innumerevoli secoli
dopo. Ogni caratteristica dello strumento ha una forte valenza simbolica: dalle
proporzioni, ai motivi decorativi della "rosa" al centro dalla tavola
armonica, alle corde, ogni elemento è stato concepito facendo riferimento
alle scienze astrologiche, mediche o filosofiche. L'importanza dello strumento
è peraltro confermata dal fatto che l'intero sistema armonico arabo è
costruito utilizzando come riferimento le posizioni della mano lungo il manico
dell'oud. L'accordatura (come pure le dimensioni ed -in parte- la forma dello
strumento) varia da paese a paese; una delle più diffuse è quella
"maghrebina":[Re] Sol La Re Sol Do (a partire dai bassi). L'oud viene
suonato con la "risha": lungo plettro tradizionalmente ricavato da
una piuma d'aquila. Il manico è privo di tasti, così da consentire
le variazioni microtonali tipiche dell'armonia mediorientale. La bassa tensione
delle corde, infine, facilita l'esecuzione di note ribattute, trilli ed altri
effetti caratteristici del fraseggio di questo strumento.
CHARANGO
America Latina
Il charango è uno strumento a corda diffuso in tutta la regione andina
ed in particolar modo in Bolivia, Perù, Nord del Cile e Nord dell'Argentina.
La parola charango potrebbe derivare o da charanga, parola usata durante l'epoca
coloniale che vuol dire 'musica di strumenti metallici' oppure da charanguero
che vuol dire grossolano, un po' imperfetto. Il paragone con strumenti metallici
non deve meravigliare considerato il carattere dominante ed acuto del timbro
del charango, e la derivazione da grossolano, rustico, può essere attribuita
all'origine contadina di questo strumento. Lo strumento ha origine dalla antica
'vihuela de mano', un cordofono introdotto in America Latina durante la Conquista(secolo
XVI), e all'epoca diffuso in tre varietà fondamentali a seconda della
dimensione, piccolo, medio e grande. Quest'ultimo strumento in particolar modo
colpì il cuore e la fantasia del contadino boliviano, che dette origine
al charango. Inizialmente lo strumento fu costruito utilizzando come cassa la
corazza di un armadillo, animale all'epoca molto diffuso nelle regioni andine.
Oggi l'armadillo, in via di estinzione, è un animale protetto e pertanto
le casse dei charanghi si costruiscono in legno. Il charanguista campesino è
legato al suo strumento (così come alla sua terra) da un tenero affetto.
Africa (Marocco, Nord-Africa)
Siamo in presenza di strumenti di chiara origine araba. I fiati in fotografia
dispongono di un numero variabile di fori frontali, più uno sul retro.
L'imboccatura a fischietto, alla base del cilindro porta-ancia, serve anche
da appoggio alle labbra. Le ance differiscono da strumento a strumento. Fatto
abbastanza curioso, nella musica tradizionale araba colta, l'unico strumento
a fiato canonico è il NAY, un lungo flauto utilizzato esclusivamente
dagli uomini, fabbricato in bambù. Tutti gli altri strumenti a fiato
fanno invece parte della musica popolare, come nel caso della SHABBADAH, del
SURNAY, del MEJWES, dell'ARGHUL. Con il termine AL GHAITA o AL GHAIDA si identifica,
in Africa, lo strumento equivalente al SURNAY di origine araba, un oboe ad ancia
doppia che viene suonato nei giorni di festa e durante le processioni, come
accompagnamento dei tamburi
NAY
Tunisia
E’ uno strumento comune ai musicisti sia arabi che turchi. E’ molto
difficile da suonare, poiché la canna è aperta alle due estremità
e la sua imboccatura non presenta né becco né bocchino.
Viene fabbricato in sette accordi diversi.
FLAUTO DI PAN O ZAMPOGNA
America Latina
Strumento tipicamente andino, è costituito da canne di bambù tagliate
secondo differenti lunghezze e disposte una accanto all'altra in ordine crescente.
Soffiando nelle canne si ottengono le note della scala musicale. Un antico mito
greco che parla di una delusione d'amore è alla base del nome di questo
strumento: secondo il mito greco, la ninfa siringa si trasformò in un
cespuglio di canne mentre cercava di sfuggire al dio Pan che, per consolarsi,
tagliò alcune canne e incominciò a suonarle, dando così un suono alla sua malinconia.
OCARINA
America Latina
E’ il tipico strumento delle fiere e delle feste di paese. Si tratta di
un piccolo flauto in forma ovoidale con imboccatura a fischietto che può
avere fino a dieci fori. La sua forma, effettivamente, è assai simile
a quella del flauto, e può essere costruito in terracotta, metallo o
plastica. Ma il suono prodotto è molto particolare, in quanto si situa
a metà strada fra quello di un flauto e quello di un fischietto.
DIDJERIDOO
Australia
(trascritto anche come didgeridù, didjeridoo o didjeridu) è una
parola di origine onomatopeica con la quale gli occidentali designano l'antico
strumento a fiato degli aborigeni australiani. Questo strumento in Australia
viene indicato con almeno cinquanta nomi diversi, a seconda delle etnie che
popolano il paese: si va così da djalupu, djubini, ganbag, gamalag, maluk,
fino a yirago, yiraki, yidaky.etc. Classificato come strumento musicale nella
categoria degli aerofoni ad ancia labiale, il didgeridoo ha la forma di un tubo
leggermente conico di lunghezza variabile (circa un metro, un metro e mezzo,
ma può raggiungere anche i due metri e mezzo). È ricavato da un
ramo di eucalipto (pianta assai diffusa nel Nord dell'Australia), scelto tra
quelli il cui interno è stato scavato dalle termiti. Scortecciato, ripulito
e accuratamente rifinito, lo strumento viene poi decorato con pitture tradizionali
che richiamano la mitologia aborigena. Gli aborigeni lo utilizzano non solo
come strumento a fiato, nel quale soffiano e al tempo stesso pronunciano parole,
suoni, rumori, ma anche come strumento di percussione, se colpito con i clap
stick (bastoncini in legno usati come percussioni) o con un boomerang. Viene
suonato con la tecnica della respirazione circolare. Una curiosità: secondo
recenti studi scientifici sembra che suonare il didgeridoo abbia effetti benefici
contro il russare e la sindrome dell'apnea ostruttiva nel sonno.
TROMBA TIBETANA
Tibet
E' spesso difficile distinguere le trombe primitive dai corni, poiché
in ogni caso, il suono è prodotto dalla vibrazione delle labbra del suonatore.
In generale, comunque, la tromba è quasi sempre diritta e a canna cilindrica,
mentre il corno preferisce la canna conica o ricurva. Trombe primitive sono
state trovate in ogni continente e sono di solito associate ai riti ed alle
pratiche di magia. La tromba tibetana, di varie misure, fa parte della famiglia
delle grandi trombe metalliche.
MEMBRANOFONI
TAMBURO "PARLANTE"
Africa Sub-Sahariana
Siamo in presenza di un classico tamburo bipelle, a clessidra, ad intonazione
variabile. Se ne trovano di varie dimensioni. Spesso il tamburo presenta una
fila di piccole campanelle o di bubboli, preferibilmente di ottone, lungo i
bordi delle due membrane. In questo caso i bubboli sono applicati a due larghe
fasce ornamentali di cuoio rosso. Un'altra fascia di cuoio, laterale, serve
a reggere lo strumento. La struttura di questo genere di tamburi prevede sempre
una cassa di legno, a clessidra, formata da due coni tronchi, di eguale misura,
innestati su di un cilindro. Una fitta serie di tiranti congiunge le due membrane
e, sotto pressione, ne modifica l'intonazione. Questo tamburo proviene dal Botswana
e assomiglia molto ai ben più noti tamburi YORUBA delle orchestre DUN
DUN della Nigeria, al punto da renderne dubbia la provenienza originale
Dondo: è un tamburo a clessidra e, a causa della sia forma alquanto originale,
per suonarlo deve essere posizionato sotto l'ascella o fra le ginocchia. E'
possibile modificare il suo suono, alzandone o abbassandone la tonalità,
facendo pressione sulle corde che uniscono le due pelli. Si suona con un mazzuola
ricurva in legno.
TAMBURO A CALICE
Africa Sahariana e Sub-Sahariana
Si tratta certamente di un tipo di tamburo, dalla forma a calice, molto diffuso
in Africa. In genere si presenta con il corpo di legno, monopelle, con tiranti
di fibra vegetale. Spesso, come nel caso di questo grande tamburo del Ciad,
si tratta di tamburi di grosse dimensioni, anche in altezza, da suonare in piedi.
Normalmente il suonatore ha a disposizione più tamburi dello stesso tipo
ma di varia dimensione, che utilizza - singolarmente o contemporaneamente -
in momenti diversi a seconda delle differenti danze. Oggi, purtroppo, gli artisti
africani usano sempre meno i grandi tamburi tradizionali e quasi esclusivamente
in occasione di particolari manifestazioni e di cerimonie religiose. Si è
praticamente persa o ridotta al minimo la tecnica percussiva relativa ai grandi
tamburi di legno utilizzati per la trasmissione di segnali. Gli ultimi che furono
utilizzati per questi scopi, su larga scala, furono probabilmente quelli che
chiamarono a raccolta le genti WAKAMBA e KIKUYU, durante la rivota dei MAU MAU,
nel Kenya (ancora britannico) degli anni cinquanta. Si dice che i grandi tamburi
servissero a segnalare i raduni segreti delle sette degli ITURI e dei KIVU,
che negli anni sessanta si opposero, anche duramente, al governo del Congo.
E qualcuno sostiene che, ancor oggi, i pochi gruppi rimasti di Pigmei siano
in grado di comunicare grazie ad un sistema segreto di segnali che (testimonianza
di più antiche usanze) consiste di semplici percussioni su varie parti
del corpo, con le mani. Certamente i tempi in cui Livingstone descriveva, affascinato,
i grandi tamburi dei MAKOLKO o Stanley ascoltava, ammirato, la voce dei TAM
TAM WANYMWEZI provenire dagli altopiani della Tanzania, sono lontani e definitivamente
scomparsi.
Lo Djembè è un tamburo caratteristico dell’Africa Sub-sahariana,
esso ha la forma di un calice ed è un membranofono di legno aperto alle
due estremità, dotato di una sola pelle applicata all'estremità
del diametro maggiore. Può avere dimensioni davvero considerevoli in
virtù del fatto che il corpo ligneo è ottenuto dallo svuotamento
di un tronco di albero intero nel suo diametro.
KPANLOGO Tamburi a barile
Africa Sub-sshariana
E’ uno strumento tradizionale del Ghana. Si tratta di tamburo a barile,
la cui pelle viene messa in tensione tramite 5 o 6 tiranti in corda legati ad
altrettanti pioli conficcati in appositi fori situati intorno al fusto di legno.
Si suona con una bacchetta ed una mano nuda.
TBILAT Tamburi a caldaia
Africa (Varia provenienza)
I tamburi a caldaia Tbilat vengono utilizzati a coppie. Sono in ceramica e pelle,
riccamente decorati. Le membrane sono tese grazie a corde di budello intrecciate
ad X. Tamburi a calice monopelle, ma singoli, sono invece gli Agoual, dalla
forma più allungata. In questi tamburi, di origine araba, le pelli utilizzate
come membrana sono comunemente di montone. Gli strumenti in questione sono suonati
con entrambe le mani, appoggiandoli a terra, tra le gambe. Spesso l'Agoual viene
invece tenuto sotto un braccio e percosso con l'altra mano. Le variazioni del
timbro si ottengono percuotendo le pelli vicino al bordo o centralmente, oppure
variando la pressione del palmo sempre sulla pelle
TAMBURO A FRIZIONE
Africa (R.D.Congo)
Questo tipo di tamburi viene normalmente usato solo per le cerimonie funebri.
Lo strumento è realizzato in legno e di forma cilindrica. La membrana
è costituita da una pelle fissata alla cassa solo su un lato con chiodini
di legno. Al centro presenta un foro attraverso il quale viene fatto scorrere
un bastoncino (preferibilmente di canna) flessibile. Lo scorrimento del bastoncino
produce il caratteristico suono, a volte un soffio, altre un gemito, dei tamburi
a frizione. Spesso la cassa dello strumento è ornata con decorazioni
e incisioni.