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La risposta delle masse: da braccianti a briganti

La nascita e lo sviluppo del brigantaggio nelle campagne del Sud

Nelle province meridionali all’alba dell’Unità della Nazione imperversava una grande rivolta contadina, ricordata come la più grave manifestazione del malcontento delle masse nei confronti del nuovo Stato unitario. Le condizioni di arretratezza delle campagne del Sud, congiunte all’oppressione dei ceti possidenti che gestivano la proprietà fondiaria, nel corso della storia prerisorgimentale e risorgimentale, avevano già motivato la ribellione contadina che, a partire dalla Repubblica Partenopea de 1799, si era tradotta in una guerriglia antifrancese delle masse popolari. Successivamente, nel primo cinquantennio del XIX secolo, il potere dei latifondisti del Mezzogiorno accrebbe maggiormente a discapito dei braccianti che videro l’inasprirsi delle loro già incerte condizioni di vita. Del resto, nel 1857, Pisacane esprimeva la necessità di una rivoluzione sociale nel Sud che anticipasse la rivoluzione politica. La liberazione garibaldina, poi, aveva troncato ogni speranza di vedere risolta la questione demaniale a vantaggio dei contadini, inoltre, nel corso dell’impresa dei Mille non mancarono tristi episodi di violente repressioni nelle campagne. Stanchi, delusi e sconfitti da un’amara libertà che li vedeva ancora più poveri e disperati, i braccianti meridionali si unirono in un’aspra e drammatica lotta contro il potere; a partire dal 1861 dilagò in tutto il Sud d’Italia il brigantaggio che si presentò quale esito estremo ed anarchica manifestazione di una mancata rivoluzione agraria. Tale fenomeno diventò espressione di una società arretrata che non aveva avuto la forza di trasformare la propria realtà né le premesse per acquisire un più saldo equilibrio all’interno del nuovo Stato unitario. Il Regno d’Italia impiegò molti uomini per sconfiggere il brigantaggio, la popolazione delle campagne subì dure rappresaglie e la lotta contro i banditi fu condotta con incessante energia fino al 1865. Già due anni prima, nel 1863, era stata approvata la legge Pica che affidava ai tribunali militari i processi per brigantaggio; l’articolo 241 della suddetta legge recitava testualmente “Chiunque commette un fatto diretto a sottoporre il territorio dello Stato o una parte di esso alla sovranità di uno Stato straniero, ovvero a menomare l’indipendenza dello Stato è punito con la morte. Alla stessa pena soggiace chiunque commette un fatto diretto a disciogliere l’Unità dello Stato o a distaccare dalla madre Patria una colonia o un altro territorio soggetto, anche temporaneamente, alla sua sovranità”. In questo modo la rivolta fu stroncata nelle forme di massa, anche se gruppi sparsi di briganti persistettero nelle nostre terre almeno fino al 1870. La nascita e l’evoluzione del brigantaggio, come la spietata risposta del Governo a tale movimento costituiscono una dolorosa pagina della nostra storia locale, in quanto si ha testimonianza della presenza di briganti in quasi tutte le campagne della nostra provincia. Il Cilento veniva considerato uno dei centri meridionali in cui era riscontrabile una cospicua concentrazione di bande, ma altri gruppi molto attivi occupavano i Monti Picentini e si estendevano fino alle campagne sarnesi, diramandosi, poi, in tutto il territorio agro-nocerino. I contadini, inizialmente, videro nella figura del brigante il “liberatore” che li avrebbe, finalmente, sottratti alle ingiustizie ed ai soprusi dei potenti; in molte località, infatti, le popolazioni sostenevano i banditi, fornendo loro protezione, approvvigionamenti e riparo durante gli scontri con i militari. Questa situazione perdurò, almeno, fino a quando le bande imperversarono nel nostro entroterra campano. Vi furono, in modo sporadico, contrasti tra i briganti e le masse che non esitarono a consegnare i banditi locali nelle mani dell’esercito. Furono episodi dettati dalla paura che alimentava i contadini, terrorizzati, forse, dal timore che un giorno anche questi ribelli sarebbero potuti diventare padroni e “signori” delle terre. Oggi, l’immagine del brigante è stata, sostanzialmente, rivisitata; la tradizione popolare e folkloristica fa memoria di questo “eroe” ottocentesco con la celebrazione di feste e sagre che ripercorrono un momento storico di eroismo e dolore che non può essere dimenticato!