Home >> Garibaldi: tutta la verità >> La novella "Libertà"
La novella "  Libertá"

La novella si ispira ad un fatto realmente accaduto. A Bronte, un paese non lontano da Catania, nei giorni dal 2 al 5 agosto 1860, la popolazione, formata in gran parte da poveri contadini, si sollevò contro i locali proprietari terrieri. Il periodo storico è quello della spedizione dei Mille in Sicilia, al comando di Garibaldi e Nino Bixio. Le ragioni della rivolta furono le condizioni disperati dei contadini: la fame, il desiderio di «libertà» dalla schiavitù e dalla miseria. La rivolta di Bronte fu sanguinosa e si risolse in un eccidio tremendo. Venne repressa personalmente da Nino Bixio, che fece fucilare alcuni dei rivoltosi (talvolta, come accade in queste circostanze, prendendo quasi a caso quelli che dovevano essere giustiziati). Gli altri vennero condannati e incarcerati a vita. Verga riferisce con esattezza la storia con il suo contenuto drammatico. Il protagonista di questa vicenda è il popolo di Bronte inteso come tutte quelle persone che hanno partecipato alla rivolta. In questa novella il popolo è una massa in cui uno dice e gli altri eseguono, magari molti fanno delle azioni che non avrebbero mai compiuto da soli, ma si comportano in modo anomalo perchè trascinati dall'euforia del momento. Il popolo della cittadina verghiana è simile per certi aspetti a quello milanese del Manzoni, durante la rivolta del pane, entrambi accomunati da una situazione disperata che opprime che, alla fine, trova come unico sfogo la rivolta armata. Tutto ciò cela un'ignoranza del popolo, che non riesce a risolvere certe questioni nel modo più opportuno, ed è proprio l'ignoranza dei più poveri su cui si è fondato il potere dei ricchi. Verga descrive minuziosamente tutte le uccisioni del popolo. Don Antonio fu ucciso mentre cercava di fuggire e mentre passava a miglior vita si chiedeva perché lo stessero ammazzando. Anche il reverendo supplicava di non essere ucciso. Don Paolo fu ucciso davanti casa, sotto gli occhi della moglie che aspettava un po' di minestra da suo marito per sfamare i cinque figli. Neddu, il figlio del notaio, fu ucciso nel modo più terribile possibile:egli era, infatti, ancora cosciente quando il boscaiolo gli diede il colpo finale. Si susseguono una serie interminabile di uccisioni, la psicologia della folla impazzita, i drammi e la disperazione degli uomini. Passata la follia è finito l'eccidio, il giorno che sorge porta una calma strana e piena di paure; i soldati guidati da Bixio che arrivano e fucilano sono accolti quasi con un senso di liberazione; la tragedia che si è consumata ha lasciato tutti stravolti ed esterrefatti. Alla fine, tutto torna come prima: i «signori» al loro posto, i poveri contadini sempre più poveri. La tragedia si è chiusa e non è servita a niente. Solo i condannati continueranno a chiedersi il perché, gridando che loro volevano solo «la libertà». Questo è un mondo senza speranza nel quale nulla potrà mai mutare.