PROBLEMATICHE DEGLI OGM
- La coesistenza di ogm con l’agricoltura convenzionale
La coesisitenza tra coltivazioni OGM e non-OGM pare essere l'ultimo campo di battaglia tra i promotori e gli oppositori della tecnologia transgenica. In tal senso la Commissione Europea ha rilasciato una Raccomandazione, la 556 del Luglio 2003, dove vengono definiti i criteri per tracciare su base nazionale e regionale i criteri di coesistenza e che sottolinea come la soglia di tolleranza da rispettare per la presenza accidentale di OGM in produzioni non-OGM sia dello 0,9%.
Oggi sono comunque disponibili molti dati anche su questo tema che indicano come circa 20m di aree buffer siano sufficienti a mantenere il contenuto di OGM al di sotto dello 0,9%, per soglie più basse invece le distanze richieste aumentano (0,5% - 30m; 0,1% >100m). Sfasature nell'epoca di fioritura tra OGM e non OGM o barriere fisiche possono contribuire al ridimensionamento di tali distanze.
In Italia si sono espresse in merito numerose associazioni italiane dei ricercatori (in rappresentanza di oltre 10.000 scienziati) che hanno dato alla luce due consensus documents, uno sulla sicurezza alimentare degli OGM ed uno sulla coesistenza.
In tema di coesistenza tra coltivazioni GM e convenzionali, i ricercatori hanno affermato che le piante transgeniche non differiscono dalle varietà convenzionali nel loro comportamento in campo, e i criteri esistenti per la coesistenza delle diverse varietà convenzionali possono costituire il modello per stabilire analoghi criteri per le varietà transgeniche. Le pratiche agricole già oggi disponibili consentono di rispettare la soglia dello 0,9% di contaminazione da OGM in prodotti non-OGM, imposta dal Regolamento CE 1830/2003, senza un significativo impatto in termini di costi di gestione per gli agricoltori, anche nel contesto agrario italiano [2].
- OGM e sicurezza alimentare
Molte persone, specialmente in Europa, considerano gli OGM un pericolo per la salute. La modificazione genetica di piante ad uso alimentare potrebbe comportare l’introduzione nella catena alimentare di prodotti con potenziali effetti collaterali non del tutto prevedibili.
Un crescente coro di critici avverte che ci potrebbero essere risultati inaspettati, che possono andare da una grave crisi economica degli agricoltori di tutto il mondo alla distruzione dell’ambiente e a pericoli per la salute umana. I ricercatori avvertono che non ci sono studi a lungo termine fatti su larga scala che dimostrino che gli alimenti transgenici sono innocui. Indicano diversi potenziali pericoli.
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Reazioni allergiche. Se, per esempio, nel mais finisse un gene che produce una proteina che provoca reazioni allergiche, chi soffre di allergie alimentari potrebbe correre seri pericoli. Anche se alcuni organismi di controllo richiedono che le industrie alimentari segnalino se il cibo geneticamente modificato contiene proteine a rischio, alcuni ricercatori temono che allergeni sconosciuti possano sfuggire ai controlli.
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Resistenza agli antibiotici. Come parte della manipolazione genetica delle piante, gli scienziati usano i cosiddetti marcatori genetici per determinare se l’inserzione del gene desiderato è riuscita. Visto che la maggior parte dei marcatori genetici conferiscono la resistenza agli antibiotici, i critici temono che questo possa contribuire al crescente problema della resistenza agli antibiotici. Altri scienziati, tuttavia, ribattono che il codice genetico di questi marcatori viene rimescolato prima dell’uso, riducendo questo pericolo.
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Diffusione di “superpiante infestanti”. Uno dei timori più grossi è che una volta che le piante manipolate sono state piantate, i geni sfuggano attraverso i semi e il polline e raggiungano le piante infestanti con loro imparentate, creando “superpiante infestanti” resistenti agli erbicidi.
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Danni ad altri organismi. Nel maggio 1999 alcuni ricercatori della Cornell University riferirono che i bruchi di farfalla monarca che si erano nutriti di foglie contaminate da polline di mais transgenico si erano ammalati ed erano morti. Anche se alcuni mettono in dubbio la validità di questo studio, esiste il timore di danneggiare involontariamente altre specie.
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Perdita dell’efficacia di pesticidi sicuri. Tra le piante transgeniche di maggior successo ve ne sono alcune che contengono un gene che produce una proteina tossica per gli insetti nocivi. I biologi, però, avvertono che esponendo gli insetti nocivi alla tossina prodotta da questo gene li si aiuta a sviluppare la resistenza, rendendo così inutili i pesticidi.
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Coltivare OGM ha sollevato proteste da parte di alcuni gruppi ambientalisti e di associazioni agricole. In Italia, si oppongono all'introduzione degli OGM alcuni gruppi no global, i verdi, associazioni ambientaliste quali greenpeace o legambiente, e due delle tre principali associazioni degli agricoltori: Coldiretti e CIA. Gli ambientalisti ritengono che la modificazione genetica diretta "snaturizzi" l'organismo modificato, con conseguenze imprevedibili . |
I no global ritengono gli OGM l'ultima frontiera della colonizzazione delle risorse del pianeta sia tramite l'uso del brevetto, sia tramite l'uso di contratti che vincolano gli agricoltori a ricomprare di anno in anno la semente.
Le associazioni agricole stanno investendo molto sul marketing del prodotto agro-alimentare Made in Italy sottolineandone la genuinità e la "tradizionalità", valori che vengono percepiti come antitetici all'uso di OGM.
Non tutti si oppongono agli OGM. In particolare, in Italia diversi gruppi si sono storicamente dimostrati potenzialmente favorevoli all'introduzione di tale tecnologia anche nella nostra agricoltura. Tra questi si sono distinte numerose associazioni dei ricercatori che hanno a più riprese tentato di chiarire le problematiche tecnico-scientifiche su questi delicati temi e su cui spesso esiste molta disinformazione. In particolare, 19 società scientifiche hanno rilasciato due consensus document sul tema della sicurezza alimentare degli OGM (2004) e sul tema della coesistenza (2006) per rendere disponibili al dibattito pubblico i dati scientifici raccolti in questi anni.
Confagricoltura e Futuragra, associazioni agricole, sottolineano come l'Italia sia assolutamente deficitaria per l'approvvigionamento di soia (l'Italia produce solo l'8% del suo fabbisogno) e che oggi la pressocchè totalità dei mangimi sul mercato italiano recano la dicitura "contiene OGM". Si domandano quindi perché se si possono (devono) usare (comprare), non li si possono anche coltivare. A ciò aggiungono che taluni OGM aiuterebbero a contenere i quantitativi di alcune classi di micotossine quali ad esempio le fumonisine per le quali l'Italia risulta ben al di sopra delle soglie in discussione a Bruxelles (2.000 ppb contro le 30.000 della media italiana). In sostanza affermano il diritto da parte dell'agricoltore a compiere autonomamente le proprie scelte economiche e vorrebbero, in assenza di pericoli per la salute e per l'ambiente, poter scelgliere se coltivare o meno OGM sulla loro terra, valutando di volta in volta se, ed eventualmente quale, OGM coltivare o meno. |