Castello Doria
Il Principe Marcantonio Doria, intenzionato a costruirsi un parco di fronte al suo palazzo, nel 1796 acquistò sette terreni confinanti con il suo antico giardino di "moja" tre, ed affidò all'architetto Pompeo Schiantarelli, la realizzazione di un "giardino delle delizie", dove poter accogliere i suoi ospiti e rilassarsi.
Ai giorni nostri dell'antico parco sono rimasti solo i secolari pini e i lecci e la collina artificiale (la Montagnella); ma grazie ad una descrizione fatta dall'architetto Pasquale Pinto, risalente al 1807 e intitolata "giardino all'italiana dei Doria d'Angri", possiamo farci un idea di come poteva apparire agli occhi del Principe:
si entrava nel giardino da tre ingressi.
Superato l'ingresso principale ci si trovava in un emiciclo dal quale si irradiavano tre viali. L'uno costituiva l'asse maggiore della composizione a parterre, mentre gli altri due l'aggiravano tutto intorno. Quest'ultimo risultava così separato da una zona boscosa che costituiva il confine del giardino sui lati lunghi. Due serre per primizie e piante esotiche, erano sistemate di fronte al padiglione d'ingresso. La predetta zona boscosa, fingeva una spontanea vegetazione percorsa da un sentiero tortuoso fino a raggiungere una collinetta artificiale e il labirinto sullo fondo.
Seguendo il viale centrale si giungeva al centro della composizione all'italiana. Tale composizione organizzata in un grande rettangolo, era suddivisa in quattro parti ognuna delle quali contornata da siepi sagomate. Le siepi intervallate da alberelli avevano all'interno aiuole ripartite in rettangoli e spicchi da piccoli viali. Le aiuole centrali uniche a forma di cerchio recavano nel mezzo un alberello.
Ancora una esedra sul fondo costituiva una nuova attrattiva. Alle spalle dell'esedra sul fondo venne innalzata la collinetta. Sulla sua sommità si disposero in cerchio quattro sedili per il riposo.
Da questo piccolo piazzale si poteva godere la vista di tutto il giardino e sullo sfondo la torre aragonese ed il palazzo. Siamo giunti cosi al labirinto che concludeva il giardino.
La sue pareti dovevano essere di canne infisse nel terreno sulle quali una vegetazione rampicante costituiva un fondo impenetrabile; non vi sarebbe stato spazio per un labirinto di siepi.
Il parco dei Doria divenuto nel 1908 Villa Comunale, nel 2001, è stato sottoposto ad un intervento di recupero e di valorizzazione.
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