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Sito archeologico
di Foce
Il sito archeologico di Foce viene rappresentato dal teatro
ellenistico-romano, rinvenuto negli anni sessanta a seguito
di uno scavo per la costruzione di una industria STAR. L'area
fa parte molto probabilmente di un santuario votivo dedicato
alla Dea dell'abbondanza , per il rinvenimento di numerosi
reperti provenienti da una stipe votiva da cui provengono
effigi di madri ed altre statuette che denotano una cultura
legata alla mitologia greca e poi romana in funzione della
proliferazione delle messi e della protezione delle donne
partorienti. Attualmente del teatro è visibile la cavea,
la scena, i due ingressi (parados) e la proedria con blocchi
di tufo che costituiscono la prima fila riservata alle autorità
o sacerdoti, con lo schienale e con sostegni laterali che
rappresentano una figura alata. Ulteriori scavi nella zona
potranno avvalorare l'ipotesi di un'area votiva in vicinanza
anche di resti di ville romane ed altri ambienti della stessa
epoca rinvenuti durante lo scavo di una vasca di irrigimentazione
delle acque durante i lavori di sicurezza del territorio dopo
la frana del 5 maggio 98). Della città di Sarno, ricchissima
di giacimenti culturali ed ambientali risulta un primo insediamento
nel Terzo Millennio a.C. rinvenuto nella zona del teatro di
Foce, dove la vita veniva evidentemente resa più facile
dalla vicinanza del fiume e dalla fertilità che lo
stesso conferiva, con le sue acque, al terreno circostante.
La vita continua quindi nell'età del ferro, nella fase
ellenistica, romana e quindi medioevale , con un borgo ancora
visibile, sviluppatosi alle pendici del castello medioevale,
famoso per la Congiura dei baroni (1485-1494). Il Museo archeologico
della valle del Sarno è da diversi anni in via di restauro
e di allestimento nell'ex palazzo Ungano situato alla via
Cavour, in pieno centro storico. Esso una volta completato
comprenderà i reperti archeologici di Sarno, S. Valentino
e S. Marzano lungo il cui asse sono state rinvenute circa
500 tombe con innumerevole materiale di corredo in bronzo,
ferro e ceramica , quasi tutto in buono stato di conservazione.
Di notevole interesse per i visitatori potranno essere le
tombe dipinte rinvenute in località Muro Rotto a Foce
(Garitta del capitano) , la prima nel 1976 con lastre di tufo
che rappresentano una donna intenta al lavoro della filatura
e in attesa forse del guerriero. I colori sono molti e ancora
molto vivaci tra il celeste, il blu , il giallino e il rosso
bruno di un melograno.
La seconda tomba, scavata recentemente , anch'essa a cassa
e realizzata in tufo, intonacata e dipinta con scene figurate
policrome che rappresentano esempi pregevoli di una produzione
diffusa dell'Ager Campanus tra cui Cuma, Capua, Nola e la
stessa Paestum , dove durante il IV sec. a.C. si comincia
ad assistere all'uso di dipingere le tombe, molto probabilmente
testimonianze di una scuola artigianale della vicina Nola,
come quella del cavaliere rinvenuta in via del Seminario.
Comunque, l'ultimo ritrovamento nella zona di Garitta del
Capitano presenta degli elementi nuovi e singolari , come
il cavaliere canuto che fa ritorno a casa, un secondo guerriero,
la donna sul carro e le ancelle che accolgono il guerriero
con un'anfora di libagioni, il tutto è oggetto ancora
di studio da parte della Soprintendenza che, intanto, ne preserva
l'integrità presso il costituendo Museo, dove le lastre
dipinte stanno per essere restaurate.
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