San Valentino Torio - La storia
Durante la cosiddetta Età
del Ferro, un periodo di tempo compreso tra il IX ed il VI secolo
a.C., la Valle del Sarno si popolò di una serie di villaggi,
in cui vissero i Sarrasti, una popolazione di stirpe pelasgica,
proveniente dal Peloponneso, che i colonizzatori greci di Ischia
(Pithecusa) chiamarono Opici, cioè "agricoltori".
Questo popolo ha lasciato, a testimonianza della sua presenza nella
valle, diverse necropoli nei territori di S.Marzano, S.Valentino,
Pagani, Poggiomarino e Striano, costituite da non meno di 1.400
sepolture, dette tombe a fossa.
La nascita di Nuceria, Pompei e Stabia, avvenuta nella seconda metà
del VI secolo a.C., esercitò un'attrazione così forte
sugli abitanti della Valle che i preesistenti villaggi si spopolarono.
Nel secolo successivo, i Sarrasti vissero prima sotto l'influenza
degli etruschi e poi sotto quella dei greci.
A partire dal 421 a.C., la valle fu invasa da una nuova popolazione,
proveniente dalle zone interne della Campania e dell'Abruzzo: i
Sanniti, i quali si fusero coi Sarrasti, conservandone l'identità
etnica e culturale, come sembra testimoniato dal fatto che su alcune
monete dell'epoca compariva, in osco, la scritta sannitica Nuvkrinum
Alfaternum e su altre il nome dei Sarrasti.
Dal 307 a.C., Nuceria scelse di allearsi coi Romani, di cui divenne
alleata fedele e, con la definitiva sconfitta dei Sanniti, nel 290
a.C., tutta la valle passò sotto l'influenza dei nuovi dominatori
dell'Italia. Con le invasioni barbariche e la distruzione di Nocera
ad opera dei longobardi, nel 603 d.C., la popolazione si sparse
per la Valle, dando vita ad una serie di villaggi, che, successivamente,
portarono alla nascita delle attuali cittadine, fra cui San Valentino.
Il primo documento scritto, che rechi il toponimo Balentino, che
ha poi dato origine al nome moderno del paese, risale all'anno 868
e fa parte del Codex Diplomaticus Cavensis, una raccolta di oltre
15.000 pergamene di epoca longobarda conservate nell'Abbazia benedettina
di Cava de' Tirreni.
Mentre il più antico documento, che attesti l'esistenza di
una entitità amministrativa e territoriale riconducibile
all'attuale comune, è un atto pubblico, denominato Instrumentum
pro Universitate castri Valentini e, cioè, Atto in favore
dell'Università del Castello di Valentino, redatto dal notaio
paganese Virgilio Tortora in data 23 marzo 1553. Il primo Sindaco
di cui si ha notizia, ma solo perché mancano atti notarili
di epoca più antica, è Francesco Martorelli, che ricoprì
la carica tra l'1.9.1599 ed il 31.8.1600. La prima notizia circa
l'utilizzo del toponimo San Valentino, per indicare il villaggio,
è del 1681 e la si deve al notaio Gio.Battista Viscardi.
La nascita del Comune di S.Valentino va datata al 18 ottobre 1806,
quando il Re di Napoli, Giuseppe Bonaparte, con la legge n. 211,
abolì gli Antichi Regimenti Municipali. Fu così che,
a partire, convenzionalmente, dall'1.1.1809 (data di istituzione
anche dello Stato Civile), le Università si trasformarono
in Comuni, assumendo l'assetto amministrativo e territoriale, che,
grosso modo, hanno conservato fino ad oggi. La nascita del nome
attuale, San Valentino Torio, risale al 26 novembre 1862, quando,
essendosi posto il problema di distinguere San Valentino da altri
comuni del nuovo Regno d'Italia, caratterizzati dalla stessa denominazione,
il Consiglio Comunale deliberò di aggiungere la specificazione
Torio al nome antico, cosa che fu poi ratificata con Decreto di
Vittorio Emanuele II del 22.1.1863.
I feudatari di S.Valentino
I primi feudatari del territorio valentinese di cui si ha notizia
(anno 1269), grazie allo storico nocerino Gennaro Orlando, sono
i del Balzo. A questi seguì, nel 1311, il milite Gerardo
de Follia.
A partire dal 1379, per concessione della regina Giovanna I, il
feudo passò a Giovanni, detto Nannulo, figlio di Lisolo Capece-Minutolo.
I Capece-Minutolo erano una antichissima famiglia napoletana, che
ebbe tra i suoi componenti Stefano II, Duca di Napoli, il quale
fondò la Cappella di S.Pietro Apostolo nella Basilica Stefania,
intorno alla quale, anni dopo, Filippo Capece-Minutolo, Arcivescovo
di Napoli fece costruire il Duomo.
La famiglia dei Capece-Minutolo risulta imparentata con i Borbone
(Re di Francia), con gli Angiò-Durazzo e gli Aragona (Re
di Napoli), con gli Este (Duchi di Modena e Ferrara), con i Farnese
(Principi di Parma), con i Medici (Granduchi di Toscana), con i
Gonzaga (Duchi di Mantova) e con i Grimaldi (Principi di Monaco).
I componenti del ramo sanvalentinese, a partire dal 1660, si fregiarono
del titolo di Duchi di S.Valentino. I diritti feudali su S.Valentino
furono aboliti, con la legge 2 agosto 1806 n.130 del Re di Napoli,
Giuseppe Bonaparte, mentre era feudatario Francesco Capece-Minutolo,
4° Duca di San Valentino.
La chiesa di S.Giacomo Apostolo
Secondo il notaio Francesco Antonio Viscardi, la Chiesa antica di
S.Giacomo ebbe il suo principio circa il 1511. Essa fu realizzata
lontano dall'abitato di S.Valentino, in una zona detta Starza di
S.Giacomo e fu concepita a tre navate, disposte nel senso est-ovest,
con tre ingressi che guardavano verso il paese e, cioè, verso
occidente.
L'estremità orientale della navata centrale era occupata
dall'altare maggiore, dedicato a S.Giacomo Apostolo, sul quale troneggiava
un polittico, composto da un numero imprecisato di tavole.
Stando alla descrizione settecentesca, l'immagine centrale, allora
come oggi, era quello della Madonna delle Grazie, con un bambino
in braccio e circondata da puttini, che sovrasta un gruppo di anime
del Purgatorio, pronte ad essere liberate dal fuoco da un gruppo
di angeli. Sulla destra di questa tavola ve ne era una seconda con
le figure di S.Giacomo e S.Giovanni Battista e, sulla sinistra,
una terza con le immagini di S.Michele Arcangelo e S.Sebastiano.
A queste immagini, nel settecento, se ne aggiungevano altre, raffiguranti
un Angelo in atto di annunziare alla Vergine, una Santissima Trinità,
un Cristo in atto di salire al cielo e un Cristo risorgente. Una
scritta sul quadro ci dice l'opera fu ultimata il 24 luglio 1511
e che il suo autore fu Andrea Sabatini, detto Andrea da Salerno.
Un atto del notaio Francesco Pacello ci informa che, il 12 aprile
1758, il Governo dell'Università e del Popolo di S.Valentino,
col beneplacito del Duca, don Ferdinando Capece Minutolo, e del
Vescovo di Sarno, mons. Francesco de Novellis, decise di erigere
una nuova Chiesa parrocchiale nella piazza del paese, demolendo
la piccola Chiesa di S.Sebastiano ed occupando il terreno messo
a disposizione dal Duca ed un orticello che l'Università
avrebbe provveduto ad acquistare dai fratelli Carlo ed Angelo Frigenti.
Nel 1934, San Valentino fu proclamato Patrono del Comune ad opera
di Monsignor Pasquale dell'Isola, Vescovo di Sarno e Cava dei Tirreni.
Le notizie storiche riportate in questo sito sono tratte dal libro
dell'ing. Salvatore Silvestri "Da Balentino del Codex Diplomaticus
Cavensis a San Valentino Torio del Decreto di Vittorio Emanuele
II", in corso di pubblicazione.
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