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Progetto Icaro 2007 - Iti "G.Marconi", Nocera Inferiore, Salerno

 

San Valentino Torio - La storia

Durante la cosiddetta Età del Ferro, un periodo di tempo compreso tra il IX ed il VI secolo a.C., la Valle del Sarno si popolò di una serie di villaggi, in cui vissero i Sarrasti, una popolazione di stirpe pelasgica, proveniente dal Peloponneso, che i colonizzatori greci di Ischia (Pithecusa) chiamarono Opici, cioè "agricoltori".
Questo popolo ha lasciato, a testimonianza della sua presenza nella valle, diverse necropoli nei territori di S.Marzano, S.Valentino, Pagani, Poggiomarino e Striano, costituite da non meno di 1.400 sepolture, dette tombe a fossa.
La nascita di Nuceria, Pompei e Stabia, avvenuta nella seconda metà del VI secolo a.C., esercitò un'attrazione così forte sugli abitanti della Valle che i preesistenti villaggi si spopolarono. Nel secolo successivo, i Sarrasti vissero prima sotto l'influenza degli etruschi e poi sotto quella dei greci.
A partire dal 421 a.C., la valle fu invasa da una nuova popolazione, proveniente dalle zone interne della Campania e dell'Abruzzo: i Sanniti, i quali si fusero coi Sarrasti, conservandone l'identità etnica e culturale, come sembra testimoniato dal fatto che su alcune monete dell'epoca compariva, in osco, la scritta sannitica Nuvkrinum Alfaternum e su altre il nome dei Sarrasti.
Dal 307 a.C., Nuceria scelse di allearsi coi Romani, di cui divenne alleata fedele e, con la definitiva sconfitta dei Sanniti, nel 290 a.C., tutta la valle passò sotto l'influenza dei nuovi dominatori dell'Italia. Con le invasioni barbariche e la distruzione di Nocera ad opera dei longobardi, nel 603 d.C., la popolazione si sparse per la Valle, dando vita ad una serie di villaggi, che, successivamente, portarono alla nascita delle attuali cittadine, fra cui San Valentino.
Il primo documento scritto, che rechi il toponimo Balentino, che ha poi dato origine al nome moderno del paese, risale all'anno 868 e fa parte del Codex Diplomaticus Cavensis, una raccolta di oltre 15.000 pergamene di epoca longobarda conservate nell'Abbazia benedettina di Cava de' Tirreni.
Mentre il più antico documento, che attesti l'esistenza di una entitità amministrativa e territoriale riconducibile all'attuale comune, è un atto pubblico, denominato Instrumentum pro Universitate castri Valentini e, cioè, Atto in favore dell'Università del Castello di Valentino, redatto dal notaio paganese Virgilio Tortora in data 23 marzo 1553. Il primo Sindaco di cui si ha notizia, ma solo perché mancano atti notarili di epoca più antica, è Francesco Martorelli, che ricoprì la carica tra l'1.9.1599 ed il 31.8.1600. La prima notizia circa l'utilizzo del toponimo San Valentino, per indicare il villaggio, è del 1681 e la si deve al notaio Gio.Battista Viscardi.
La nascita del Comune di S.Valentino va datata al 18 ottobre 1806, quando il Re di Napoli, Giuseppe Bonaparte, con la legge n. 211, abolì gli Antichi Regimenti Municipali. Fu così che, a partire, convenzionalmente, dall'1.1.1809 (data di istituzione anche dello Stato Civile), le Università si trasformarono in Comuni, assumendo l'assetto amministrativo e territoriale, che, grosso modo, hanno conservato fino ad oggi. La nascita del nome attuale, San Valentino Torio, risale al 26 novembre 1862, quando, essendosi posto il problema di distinguere San Valentino da altri comuni del nuovo Regno d'Italia, caratterizzati dalla stessa denominazione, il Consiglio Comunale deliberò di aggiungere la specificazione Torio al nome antico, cosa che fu poi ratificata con Decreto di Vittorio Emanuele II del 22.1.1863.
I feudatari di S.Valentino
I primi feudatari del territorio valentinese di cui si ha notizia (anno 1269), grazie allo storico nocerino Gennaro Orlando, sono i del Balzo. A questi seguì, nel 1311, il milite Gerardo de Follia.
A partire dal 1379, per concessione della regina Giovanna I, il feudo passò a Giovanni, detto Nannulo, figlio di Lisolo Capece-Minutolo.
I Capece-Minutolo erano una antichissima famiglia napoletana, che ebbe tra i suoi componenti Stefano II, Duca di Napoli, il quale fondò la Cappella di S.Pietro Apostolo nella Basilica Stefania, intorno alla quale, anni dopo, Filippo Capece-Minutolo, Arcivescovo di Napoli fece costruire il Duomo.
La famiglia dei Capece-Minutolo risulta imparentata con i Borbone (Re di Francia), con gli Angiò-Durazzo e gli Aragona (Re di Napoli), con gli Este (Duchi di Modena e Ferrara), con i Farnese (Principi di Parma), con i Medici (Granduchi di Toscana), con i Gonzaga (Duchi di Mantova) e con i Grimaldi (Principi di Monaco).
I componenti del ramo sanvalentinese, a partire dal 1660, si fregiarono del titolo di Duchi di S.Valentino. I diritti feudali su S.Valentino furono aboliti, con la legge 2 agosto 1806 n.130 del Re di Napoli, Giuseppe Bonaparte, mentre era feudatario Francesco Capece-Minutolo, 4° Duca di San Valentino.
La chiesa di S.Giacomo Apostolo
Secondo il notaio Francesco Antonio Viscardi, la Chiesa antica di S.Giacomo ebbe il suo principio circa il 1511. Essa fu realizzata lontano dall'abitato di S.Valentino, in una zona detta Starza di S.Giacomo e fu concepita a tre navate, disposte nel senso est-ovest, con tre ingressi che guardavano verso il paese e, cioè, verso occidente.
L'estremità orientale della navata centrale era occupata dall'altare maggiore, dedicato a S.Giacomo Apostolo, sul quale troneggiava un polittico, composto da un numero imprecisato di tavole.
Stando alla descrizione settecentesca, l'immagine centrale, allora come oggi, era quello della Madonna delle Grazie, con un bambino in braccio e circondata da puttini, che sovrasta un gruppo di anime del Purgatorio, pronte ad essere liberate dal fuoco da un gruppo di angeli. Sulla destra di questa tavola ve ne era una seconda con le figure di S.Giacomo e S.Giovanni Battista e, sulla sinistra, una terza con le immagini di S.Michele Arcangelo e S.Sebastiano.
A queste immagini, nel settecento, se ne aggiungevano altre, raffiguranti un Angelo in atto di annunziare alla Vergine, una Santissima Trinità, un Cristo in atto di salire al cielo e un Cristo risorgente. Una scritta sul quadro ci dice l'opera fu ultimata il 24 luglio 1511 e che il suo autore fu Andrea Sabatini, detto Andrea da Salerno.
Un atto del notaio Francesco Pacello ci informa che, il 12 aprile 1758, il Governo dell'Università e del Popolo di S.Valentino, col beneplacito del Duca, don Ferdinando Capece Minutolo, e del Vescovo di Sarno, mons. Francesco de Novellis, decise di erigere una nuova Chiesa parrocchiale nella piazza del paese, demolendo la piccola Chiesa di S.Sebastiano ed occupando il terreno messo a disposizione dal Duca ed un orticello che l'Università avrebbe provveduto ad acquistare dai fratelli Carlo ed Angelo Frigenti.
Nel 1934, San Valentino fu proclamato Patrono del Comune ad opera di Monsignor Pasquale dell'Isola, Vescovo di Sarno e Cava dei Tirreni.

Le notizie storiche riportate in questo sito sono tratte dal libro dell'ing. Salvatore Silvestri "Da Balentino del Codex Diplomaticus Cavensis a San Valentino Torio del Decreto di Vittorio Emanuele II", in corso di pubblicazione.

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