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La Spigolatrice di Sapri
Commento ed Analisi

Componimento lirico di grande valore storico perché ricorda la prima reazione della popolazione campana all’arrivo dei trecento uomini che sotto il comando di Pisacane cercarono di liberare il Sud dalla dominazione borbonica. Il testo fu scritto quando l’impresa patriottica era già tragicamente fallita e, pertanto, dai versi traspare la speranza di un felice esito della spedizione e, allo stesso tempo, nelle strofe finali, il drammatico epilogo dell’avventura di Pisacane. Si tratta di una ballata di cinque stanze di endecasillabi in rima baciata (AABBCCDD) con una distico di ripresa che separa le cinque strofe. Il ritornello sottolinea il valore degli eroi e la consapevolezza del loro triste destino. La figura della spigolatrice richiama il mondo popolare, quel Sud fatto di contadini e braccianti che accolsero Pisacane senza comprendere fino in fondo la motivazione della sua discesa nel Mezzogiorno. L’umile contadina nella prima stanza lascia trasparire il suo stupore nel vedere in mezzo al mare una barca a vapore che sbandierava fiera il nostro Tricolore. Su quel piroscafo vi erano trecento uomini, alcuni dei quali imbarcatisi a Ponza e giunti sulle coste campane armati sì, ma per donare a noi la libertà e dichiarare la fine dell’oppressione. Il senso profondo dell’essere armati, ma non voler far guerra ricorre nel 10v. e quest’ultimo viene ripreso integralmente come verso d’apertura della seconda strofa; subito, poi, nelle battute successive si dice che quegli stessi uomini “s’inchinaron per baciar la terra” . Profondo e nobile gesto di chi pur essendo ancora “straniero” avverte nell’animo il senso dell’unione di tutti i cittadini su di un unico suolo patrio. Dal verso 15 parte la descrizione dei nostri eroi che si sviluppa attraverso un’antitesi lagrima-sorriso che sottolinea la gioia di morire per la libertà congiunta al presentimento di non poter realizzare un grande sogno. Storicamente è noto che la spedizione di Sapri fu accolta con resistenza dalle popolazioni locali che videro in Pisacane e nei suoi un’altra minaccia e nei versi che chiudono la seconda stanza riecheggia l’accusa d’esser ladri per coloro che nulla, invece, vollero sottrarci, ma bensì, vollero morire perché nascesse la nuova Nazione.

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