Origini della Mnemotecnica

Il nome deriva dalla dea greca Mnemosine, la memoria, madre delle Muse, che proteggono l'arte e la storia. La dea memoria dà a poeti e saggi la capacità di tramandare il passato, e conferisce una forma di immortalità agli uomini le cui gesta vengono ricordate. Le tecniche di memorizzazione erano molto importanti prima della diffusione dell'alfabetizzazione, poiché la conoscenza e la tradizione culturale venivano tramandate oralmente. È nel De oratore che Cicerone racconta la leggenda di Simonide di Ceo, l'inventore dell'arte della memoria: Simonide, sfuggito miracolosamente al crollo di una sala in cui si trovava a banchettare con altri invitati, seppe identificare i corpi dei vari commensali, resi irriconoscibili dalle ferite,ricordandosi del posto che occupavano a tavola. Da questo evento Simonide ricavò l'importanza dell'ordine e delle immagini per la memoria.

«Egli [Simonide], pertanto, a quanti esercitino questa facoltà dello spirito, consiglia di fissare nel cervello dei luoghi e di disporvi quindi le immagini delle cose che vogliono ricordare. Con questo sistema l'ordine dei luoghi conserverà l'ordine delle idee, le immagini delle cose richiameranno le cose stesse, i luoghi fungeranno da tavolette per scriverci sopra e le immagini serviranno da lettere con cui scrivere.»

Questa metafora dei luoghi come tavolette di cera e delle immagini come lettere dell'alfabeto anche presente sia nella Rhetorica ad Herennium dello pseudo-Cicerone che nell'Institutio oratoria di Quintiliano, e definisce in modo inequivocabile la caratteristica essenziale dell'arte della memoria: un uso di luoghi e di immagini che tenga conto di un certo ordine. È lo stesso Cicerone a spiegarci il senso di questa arte particolare e a chiarire quelli che sarebbero i suoi fondamenti ultimi:

«Ben vide Simonide o chiunque ne sia stato l'inventore che le impressioni trasmesse dai nostri sensi rimangono scolpite nelle nostre menti e che di tutti i sensi il più acuto quello della vista. Per cui dedusse che la memoria conserva molto più facilmente il possesso di quanto si ascolta o si pensa quando le loro sensazioni entrano nel cervello con l'aiuto della vista. In questo modo la rappresentazione con immagini e simboli concretizza le cose astratte ed invisibili con tanta efficacia, che riusciamo quasi a vedere realmente mediante immagini concrete quel che non siano capaci di percepire col pensiero.»

Dunque è per queste ragioni che Cicerone pensa che noi faremmo bene a cercare di utilizzare immagini e figure concrete per rappresentarci idee astratte ed invisibili, affinché ci sia possibile ricordarci di queste ultime con una maggiore facilità e rapidità. Le immagini, chiariscono tutte e tre gli autori citati, possono essere valide per ricordare sia “cose”(res, cioè idee, concetti)sia “parole”(verba), e risultano quindi utili sia al momento del ritrovamento degli argomenti (inventio), sia a quello dell'adattamento delle parole alle cose scoperte (elocutio).