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Giuseppe Garibaldi: il mito e l’antimito

L’Unità è un punto fisso nel pensiero garibaldino. Convinzione, questa, molta vicina al Machiavelli. In poche parole, possiamo dire che “Il Principe” repubblicano di Machiavelli avrebbe dovuto assumere lo stesso identico compito che Garibaldi attribuisce alla dinastia Sabauda e proprio da questo concetto nasce la divisione con le ideologie mazziniane. Primo obiettivo della rivoluzione del ’60 era quindi il raggiungimento dell’unificazione nazionale con l’annessione dei territori ancora sotto il controllo degli Austriaci e del Papa. Con il passare del tempo le idee del Mazzini vennero completamente messe in secondo piano da un pensiero politico comune, mirato a garantire l’integrità della recente unificazione; ciò avvenne per far fronte all’ insurrezione che divampava nell’ex Regno delle Due Sicilie grazie all’operato dei briganti, non visti di buon occhio dallo stesso Garibaldi. Anche se bisogna dire che sulla gravità della questione del Mezzogiorno egli richiamò più volte l’attenzione del Re e si legge in un suo appunto del 1864: <<lo stato dell’Italia meridionale è il seguente: qui il governo è più odiato di quello del Borbone>>. La divisione con lo Stato si accentuò ancor di più a causa della questione romana, visto che la Monarchia fungeva più da ostacolo che da strumento per il raggiungimento della completa Unità nazionale. Dopo lo scontro dell’Aspromonte, Garibaldi afferma che ciò che più lo addolorava non era l’atteggiamento del Governo, in cui non provava fiducia, ma era l’atteggiamento del Re che avrebbe dovuto infondere fiducia nell’opera di completamento della Nazione, cosa che non aveva fatto. E fu così che tutti i sostenitori del “Re galantuomo” presero le distanze da lui e dal suo Governo, soprattutto dopo l’arresto del generale nell’autunno del 1867. Alla notizia della fuga di Garibaldi e del suo seguente sbarco a Livorno con l’immediata ripresa della marcia sullo Stato Pontificio, Garibaldi rianimò la speranza di tutti coloro che credevano nella conquista di Roma come traguardo finale dell’Unità.



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