Goffredo Mameli è stato un poeta, patriota e scrittore; annoverato tra le figure più famose del Risorgimento italiano.
Fu autore, all’età di 20 anni, delle parole del Canto degl’Italiani, più noto come Inno di Mameli.
Oggi il Canto degl’Italiani è adottato come inno nazionale della Repubblica Italiana.
Mameli venne presto conquistato dallo spirito patriottico e, durante i pochi anni della sua giovinezza, riuscì a far parte attiva di alcune memorabili gesta, come ad esempio l’esposizione del tricolore per festeggiare la cacciata degli Austriaci del 1846.
Nel marzo 1848 organizzò una spedizione per andare in aiuto a Nino Bixio durante l’insurrezione di Milano e, in virtù di questa impresa coronata dal successo, venne arruolato nell’esercito di Giuseppe Garibaldi con il grado di capitano.
La sua morte fu dovuta a delle circostanze accidentali: nella difesa della Villa del Vascello durante la breve Repubblica romana del 1849 fu ferito in maniera non particolarmente grave da un commilitone ad una gamba. Morì per la sopravvenuta infezione il 6 luglio 1849 a soli 21 anni.

Nell’autunno del 1847, Goffredo Mameli scrisse il testo de il Canto degli Italiani, conosciuto anche come Inno di Mameli o anche Fratelli d’Italia, dal suo verso introduttivo. Dopo aver scartato l’idea di adattarlo a musiche già esistenti, il 10 novembre lo inviò al maestro Michele Novaro, che scrisse di getto la musica, cosicché l’inno poté debuttare, a Genova il 10 dicembre.
Mancavano pochi mesi al celebre 1848, che era già nell’aria, ben 30.000 persone ascoltarono l’inno e l’impararono. Dopo pochi giorni, tutti conoscevano l’inno, che veniva cantato senza sosta in ogni manifestazione (più o meno pacifica). Durante le Cinque giornate di Milano, gli insorti lo intonavano a squarciagola: il Canto degli Italiani era già diventato un simbolo del Risorgimento.Quando l’inno si diffuse, le autorità cercarono di vietarlo, considerandolo eversivo; visto il totale fallimento, tentarono di censurare almeno l’ultima parte, estremamente dura con gli Austriaci, al tempo ancora formalmente alleati, ma neppure in questo si ebbe successo. Dopo la dichiarazione di guerra all’Austria, persino le bande militari lo suonavano senza posa; il Re fu costretto a ritirare ogni censura del testo.
In seguito fu proprio intonando l’Inno di Mameli che Garibaldi, con i “Mille”, intraprese la conquista dell’Italia meridionale e la riunificazione nazionale. Mameli era già morto, ma le parole del suo inno, che invocava un’Italia unita, erano più vive che mai. Anche l’ultima tappa di questo processo, la presa di Roma del 1870, fu accompagnata da cori che lo cantavano accompagnati dagli ottoni dei bersaglieri.Anche più tardi, per tutta la fine dell’Ottocento e oltre, Fratelli d’Italia rimase molto popolare come in occasione della guerra libica del 1911-12, che lo vide ancora una volta il più importante di una serie di canti patriottici vecchi e nuovi. Lo stesso accadde durante la prima guerra mondiale: l’obiettivo di completare la riunificazione, trovò facilmente ancora una volta un simbolo nel Canto degli Italiani.