Il risorgimento italiano non è comprensibile se lo si estrapola dal resto della storia italiana.
Fin dalla caduta dell'Impero romano la penisola italica era stata trasformata in un grande campo di battaglia. Mentre si andavano formando le principali nazioni europee l'Italia stentava a riconoscersi in un'unica realtà etnica, culturale e, soprattutto, territoriale in quanto continuavano ad esistere le rivalità tra i principi italiani, continuavano ad esserci una forte influenza straniera e, come aveva evidenziato in modo lungimirante Machiavelli fin dal XVI secolo vi era un esorbitante potere temporale detenuto dalle gerarchie ecclesiastiche.
Questi fattori fecero si che l'unificazione italiana sia stata tardiva e frutto della volontà di una delle monarchie già esistenti, i Savoia, e non di un moto "nazionalpopolare".
Nel 1861 l'Italia smetteva di essere soltanto quell'entità che Metternich aveva definito "un'espressione geografica", ma non era ancora divenuta quell'unica realtà "una d'arme, di lingua, d'altar/di memorie, di sangue e di cuore" auspicata da Manzoni in Marzo 1821.


Ciò avverrà soltanto grazie alle trincee insanguinate della Grande Guerra, ai diciotto mesi di guerra partigiana e, anche se ciò può sorprendere o risultare paradossale, soprattutto grazie alla televisione negli anni '50-'60 del XX secolo.
Nel testo che segue si è cercato di analizzare in maniera breve, ma concisa il pensiero e l'opera di Giuseppe Mazzini che sostenne idee democratiche e repubblicane al limite del socialismo, ma il cui progetto risultò sconfitto di fronte al programma liberal-conservatore del Conte di Cavour, grande tessitore dell'unità italiana, ma anche fedele ministro di Casa Savoia, dinastia inetta che non seppe apprezzarne a pieno e valorizzarne le grandi capacità di statista e di uomo di stato, anzi colui che, secondo la felici espressione di Piero Gobetti, "sovrasta ai suoi contemporanei perché guarda gli stessi problemi con l'occhio dell'uomo di Stato " e che una precoce morte strappò alle sue responsabilità di governo privando il neonato Regno d'Italia della sua guida illuminata.
In un'Italia presto vittima di compromessi spesso bassi e deteriori l'insegnamento morale di Mazzini è sempre attuale. In ogni tempo ed in ogni luogo sono sempre valide le parole di Andrè Malraux secondo cui "Non si fa politica con la morale, ma non la si fa meglio senza".